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A sei anni ormai dall’ingresso nel catalogo dei reati presupposto dei reati ambientali, avvenuto con il D.Lgs. 7 luglio 2011 n. 121, entrato in vigore il 16 agosto 2011, spesso tra gli “operatori della 231” ci si ritrova a domandarsi come poter impostare al meglio la prevenzione in seno ai Modelli di organizzazione e gestione e quali aspetti e comportamenti considerare in relazione alle fattispecie di cui agli artt. 727 bis e 733 bis c.p.

Risulta allora utile, anche con riferimento alle definizioni di “impatto trascurabile”, “quantità trascurabile” e di “habitat”, andare a riesaminare la Relazione n. III/09/2011 della Corte di Cassazione, che potrà fornire utili spunti interpretativi da utilizzare come suggerimenti organizzativi nell’ottica di prevenzione dei rischi reato presupposto.

Cliccare qui per il testo della Relazione n. III/09/2011

Riportiamo di seguito il testo del nostro articolo, già pubblicato sul settimanale giuridico “Euroconference Legal”.

D.Lgs. 254/2016 – Dichiarazioni di carattere non finanziario e Modello 231

di Alberto Tenca e Anna Di Lorenzo

Il D.Lgs. 30 dicembre 2016 n. 254, in attuazione della Direttiva 2014/95/UE, introduce nel nostro ordinamento l’obbligo per determinati enti di redigere per ogni esercizio finanziario una dichiarazione di carattere non finanziario volta ad “assicurare la comprensione dell’attività di impresa, del suo andamento, dei suoi risultati e dell’impatto dalla stessa prodotta”, avente ad oggetto temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani ed alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.

Gli enti in tal senso obbligati sono gli “enti di interesse pubblico” indicati all’art. 16 co. 1, D.Lgs. 39/2010 (società italiane emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati italiani e dell’UE, banche, imprese di assicurazione e riassicurazione) ove superino il limite dimensionale di 500 dipendenti e 20 milioni di euro come totale dello stato patrimoniale o 40 milioni di euro come totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni.

La normativa europea è stata dettata in considerazione del riconoscimento che “la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario è fondamentale per gestire la transizione verso un’economia globale sostenibile, coniugando redditività a lungo termine, giustizia sociale e protezione dell’ambiente”.

La normativa italiana che ne è scaturita con il D.Lgs. 254/2016 determina effetti rilevanti sul piano dei Modelli 231, per quanto di seguito esposto.

Principali contenuti normativi di interesse

Per meglio comprendere l’impatto di tale norma sotto l’aspetto del D.Lgs. 231/01, appare necessario esaminarne sinteticamente i contenuti.

La “dichiarazione di carattere non finanziario”, che gli indicati “enti di interesse pubblico” hanno l’obbligo di redigere, deve descrivere necessariamente, oltre alle politiche praticate ed ai principali rischi, “il modello aziendale di gestione ed organizzazione delle attività d’impresa, ivi inclusi i modelli di organizzazione e di gestione eventualmente adottati ai sensi dell’art. 6, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231…” (art. 3, co. 1, lett. a).

Tale dichiarazione, che può essere “individuale” “consolidata”, quest’ultima ove redatta da enti di interesse pubblico che siano società madri di un “gruppo di grandi dimensioni”, deve essere redatta dagli Amministratori come dichiarazione distinta o contenuta nella Relazione sulla gestione, ma in ogni caso deve essere messa a disposizione dell’Organo di controllo e del soggetto incaricato della revisione legale entro gli stessi termini previsti per la presentazione del progetto di bilancio e deve essere pubblicata sul registro delle imprese.

L’Organo di controllo deve vigilare sull’osservanza della norma e riferirne nella relazione annuale all’assemblea (art. 3 co. 7).

Il soggetto incaricato della revisione legale deve verificarne la predisposizione e il soggetto stesso o altro appositamente designato, purchè abilitato allo svolgimento della revisione legale, deve esprimere apposita “attestazione circa la conformità delle informazioni fornite”, tra le quali anche, ricordiamolo, la descrizione dell’eventuale Modello 231 (art. 3 co. 10).

In caso di inosservanza sono previste a carico di Amministratori, Organi di controllo e soggetti incaricati della revisione legale pesanti sanzioni amministrative, la cui irrogazione, previo accertamento delle violazioni, è demandata alla Consob secondo proprio regolamento il cui testo è stato posto in consultazione il 21 luglio 2017.

Impatti sui Modelli ex D.Lgs. 231/01

Dal contesto delle disposizioni sopra sinteticamente riportate, emerge la rilevanza che il Modello 231 assume quale specifico contenuto della dichiarazione, per cui la norma in esame costituisce un nuovo espresso riconoscimento legislativo dell’indiscutibile importanza dei Modelli 231 nel contesto dell’organizzazione e gestione degli enti.

Si deve inoltre considerare come i principali contenuti della dichiarazione, ulteriori rispetto alla descrizione del “modello aziendale”, riguardino proprio aspetti che trovano gestione nel Modello 231 e, quindi, monitoraggio da parte dell’Organismo di Vigilanza ex art. 6 D.Lgs. 231/01. Si pensi ad esempio ai “temi ambientali” ed, in particolare alle “emissioni di gas ad effetto serra”, alle “emissioni inquinanti” ed all’impatto sull’ambiente, o ancora all’impatto sulla salute e sicurezza, alla “gestione del personale” ed alla “lotta contro la corruzione sia attiva sia passiva”.

Ne consegue che negli enti obbligati alla dichiarazione in esame ed in quelli che la redigono su base volontaria ai sensi dell’art. 7 D.Lgs. 254/2016, non solo gli Amministratori, ma anche gli Organi di controllo ed i soggetti incaricati della revisione legale sono tenuti evidentemente ad una pregnante conoscenza della situazione di attuazione ed aggiornamento dei Modelli 231, che dovrà necessariamente realizzarsi mediante un consolidato costante confronto con l’Organismo di Vigilanza.

Sotto diverso profilo, il fatto che la dichiarazione di carattere non finanziario si ponga sullo stesso piano della Relazione sulla gestione, sia rivolta ai soci, soggetta alla vigilanza degli Organi di controllo e sottoposta al potere di controllo e sanzionatorio della Consob, determina la possibilità che nel redigerla siano commessi taluni reati presupposto della responsabilità ex D.Lgs. 231/01, che il Modello 231 dovrà quindi preoccuparsi di prevenire. Si pensi, ad esempio, alla possibilità che dichiarazioni non veritiere integrino i reati di “Impedito controllo” ex art. 2625 c.c., “Illecita influenza sull’assemblea” ex art. 2636 c.c. (reato che la giurisprudenza ritiene configurabile anche ove le deliberazioni dei soci siano influenzate da dichiarazioni mendaci o reticenti) o “Ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza” ex art. 2638 c.c. (in primis la Consob).

I Modelli 231 di tali enti dovranno quindi essere aggiornati per prevedere misure di prevenzione volte a garantire la veridicità e completezza dei contenuti della dichiarazione in esame.
Di aiuto nell’individuare gli aspetti che il Modello 231 dovrà considerare a tal fine, si ritene possa essere quanto previsto dalla Consob nel documento in consultazione del 21 luglio 2017 con riferimento alle responsabilità degli Organi di controllo.

Si legge infatti, al punto 2.3, penultimo paragrafo, di tale documento: “considerato che la corretta predisposizione della DNF [dichiarazione di carattere non finanziario] rappresenta, come sopra detto, l’esito di un elaborato processo di valutazione, che consenta, in base al principio di materialità, di individuare le informazioni necessarie ad assicurare la comprensione dell’attività dell’impresa e dei suoi impatti sui temi non finanziari indicati dal decreto, anche le funzioni di controllo attribuite al collegio sindacale sulla conformità alla legge della DNF e la sua completezza si sostanziano principalmente in un’attività di vigilanza sull’adeguatezza di tutte le procedure, i processi e le strutture che presiedono alla produzione, rendicontazione, misurazione e rappresentazione dei risultati e delle informazioni di carattere non finanziario.

1790
Seminario organizzato da EUROCONFERENCE 
(varie sedi da novembre a dicembre 2017)
CORPO DOCENTE:

Avv. Anna Di Lorenzo

PROGRAMMA
Le fattispecie di reato presupposto

Il Modello 231 per la sicurezza

  • Aspetti da gestire
  • Rapporti con il DVR e la documentazione della sicurezza

I soggetti della sicurezza

  • I soggetti della sicurezza
  • Il Datore di Lavoro: sviluppi giurisprudenziali
  • La delega di funzioni (art. 16 D.Lgs. 81/08)
  • Utilità del Modello 231 per il Datore di Lavoro delegante
  • Individuazione dei soggetti in base alle mansioni di fatto
  • I diversi compiti “normativi” dei soggetti della sicurezza

Tecniche di analisi del rischio reato presupposto

  • Modalità operative per l’impostazione dell’analisi
  • Informazioni utili da acquisire
  • Individuazione dei processi sensibili “sicurezza sul lavoro”
Protocolli di prevenzione

  • Tecniche di redazione e contenuti
  • Individuazione dei soggetti coinvolti
  • Le indicazioni dell’art. 30 D.Lgs. 81/08
  • Standard minimi per le PMI (D.M. 13.2.2014)
  • Previsione di flussi informativi verso l’Organismo di Vigilanza
  • I diversi Sistemi di Gestione della sicurezza: criteri di utilizzabilità
  • Utilità dei protocolli “sicurezza sul lavoro” nella prevenzione di altri reati presupposto

Oggetto della formazione

Il sistema disciplinare

L’O.d.V. e la sicurezza sul lavoro

  • Composizione dell’O.d.V.
  • Oggetto dell’attività di vigilanza
  • Rapporti tra O.d.V. e RSPP

 

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1669
Seminario organizzato da EUROCONFERENCE 
(varie sedi da ottobre a dicembre 2017)
CORPO DOCENTE:

Avv. Alberto Tenca

PROGRAMMA

Idoneità del Modello 231 e sua efficace attuazione

  • Le valutazioni del Giudice

Indagini di Polizia Giudiziaria e ruolo del Pubblico Ministero

  • Notizia di reato ed esercizio dell’azione penale 231
  • Provvedimenti irrogabili in fase di indagini: sequestro probatorio, conservativo e misure cautelari
  • Prescrizione e decadenza

La difesa tecnica nel procedimento e nel processo

  • Rappresentanza, costituzione e contumacia dell’Ente: le cause di inammissibilità degli atti difensivi
  • Le ragioni di incompatibilità nella difesa comune dell’Ente e dell’indagato
  • Le indagini difensive
  • Utilizzo del Modello 231 ex ante ed onere della prova a fini esimenti
  • La prova dell’elusione fraudolenta del Modello 231
  • La prova della vigilanza dell’O.d.V.
  • Tempi, modi ed utilità del Modello 231 ex post nel procedimento cautelare, nel processo ordinario e nei riti alternativi

Diversi ruoli nel procedimento e nel processo

  • I professionisti coinvolti nella difesa: l’avvocato, il commercialista e il consulente aziendale

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1646
Seminario di due giornate organizzato da EUROCONFERENCE 
(varie sedi da ottobre a dicembre 2017)
CORPO DOCENTE:

Avv. Anna Di Lorenzo e Avv. Alberto Tenca

PROGRAMMA
PRIMI ASPETTI DA CONSIDERARE PER LA REDAZIONE DEL MODELLO 231

  • Natura della responsabilità da prevenire con il Modello 231
  • Ambito soggettivo e territoriale di applicazione della norma
  • Elementi essenziali dell’illecito:
    • il reato presupposto
    • l’autore: soggetti apicali e sottoposti
    • interesse o vantaggio per l’Ente
  • I soggetti terzi che coinvolgono la responsabilità dell’Ente

UTILITA’ DEL MODELLO 231

  • Esimente dalla responsabilità e strumento di difesa
  • Sistema di organizzazione rilevante ai sensi del codice civile e della giurisprudenza penale
  • Rating d’impresa e rapporti con il rating di legalità. Quale valenza ha il Modello 231?
  • Ulteriori utilità

APPROCCIO PRATICO ALLA REDAZIONE DEL MODELLO 231

Tecniche di analisi e valutazione dei rischi

  • Sviluppo operativo dell’attività di analisi
  • Processi da analizzare in relazione alle fattispecie di reato presupposto
  • Rilevanza della forma societaria, del sistema di amministrazione e delle deleghe
  • Impostazione della mappatura dei rischi reato presupposto
  • Discussione critica di diverse tecniche di valutazione del rischio

Impostazione del Modello 231

  • Contenuti normativi
  • Sviluppo di parte generale e speciale
  • Previsione di flussi informativi verso l’Organismo di Vigilanza
  • Come utilizzare i Sistemi certificati (es. ISO 9000 e 14001 e OHSAS 18000)

Suggerimenti operativi di redazione dei protocolli di prevenzione

  • Tecniche di redazione e contenuti essenziali
  • Autoriciclaggio: questioni discusse e ‘approccio’ preventivo
  • Fasi da regolamentare nei processi di acquisto e vendita per la prevenzione di molteplici reati
  • Sicurezza sul lavoro: gli aspetti da gestire nel Modello 231
  • Disamina di misure di prevenzione in materia ambientale
  • Discussione in merito alla prevenzione di reati d’interesse dei partecipanti

Le principali novità rilevanti per il Modello 231

  • La prevenzione del nuovo reato di istigazione alla corruzione tra privati ex art. 2635 bis c.c. e del reato di corruzione tra privati ex art. 2635 c.c. come di recente modificato
  • Le misure anticorruzione per le imprese ed il Modello 231 secondo le indicazioni A.N.A.C.
  • Il nuovo Codice degli appalti e l’influenza sul Modello 231
  • La prevenzione alle ipotesi di riciclaggio di denaro alla luce della Direttiva Antiriciclaggio n. 849/2015
  • L’evoluzione della normativa sul whistleblowing. Quali aspetti considerare nell’impostare i flussi informativi interni e le segnalazioni.
  • Il Regolamento privacy 679/2016: aspetti di interesse per l’impostazione dei protocolli

L’organismo di vigilanza

  • Aspetti critici nella composizione
  • Bilanciamento delle indicazioni normative e giurisprudenziali con le esigenze pratico-operative

Il sistema disciplinare

  • Come strutturare un sistema disciplinare “legittimamente applicabile”
  • I soggetti da sanzionare e i titolari del potere disciplinare
  • Illeciti sanzionabili e tipologia di sanzioni
  • Le sanzioni per i terzi e condizioni di irrogabilità
  • Gli aspetti peculiari nel distacco e nella somministrazione

L’EFFICACE ATTUAZIONE DEL MODELLO 231

  • Soggetti destinatari dell’informazione e formazione
  • Oggetto dell’informativa
  • Previsioni contrattuali nei rapporti con i terzi

L’AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231

  • Motivi che determinano l’aggiornamento
  • I soggetti coinvolti nell’aggiornamento
  • Iter da seguire
  • Adozione ed attuazione dell’aggiornamento

ASPETTI DA CONSIDERARE NELLA PROSPETTIVA PROCESSUALE

  • Accorgimenti essenziali per l’utilizzo del Modello 231 a difesa
  • Come porre tempestivamente l’Ente in condizioni di partecipare e difendersi nel procedimento 231
PRATICA PROFESSIONALE
Durante il corso verranno presi in esame casi pratici per concretizzare, tramite esempi, fac-simili e modelli, i passaggi “chiave” illustrati in aula.

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