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La questione della giurisdizione del giudice italiano e della applicabilità del D.Lgs. 231/01 in caso di reato presupposto commesso all’estero e di reato commesso in Italia da Enti esteri riveste da sempre grande interesse, sia in ambito processuale, sia in sede di realizzazione dei Modelli di Organizzazione e Gestione.
Sotto tale secondo aspetto, infatti, da un lato la rilevanza dei fatti reato presupposto commessi all’estero deve necessariamente essere considerata nella costruzione dei Modelli di prevenzione, dall’altro l’applicabilità della norma italiana ad Enti esteri operanti in Italia deve essere dagli stessi considerata ai fini della valutazione di eventuale adozione del Modello esimente ex D.Lgs. 231/01.

Se l’applicabilità della norma agli Enti aventi in Italia la sede principale per fatti commessi all’estero trova espressa disciplina nell’art. 4 D.Lgs. 231/01, che ne prevede anche puntualmente le condizioni, non vi è di converso alcun dettato normativo in relazione all’ipotesi di reati commessi in Italia da Enti esteri.

In proposito, la giurisprudenza di merito ha tuttavia ripetutamente affermato l’applicabilità della norma a società straniere per reati commessi nel territorio italiano, in ragione del fatto che le società straniere operanti in Italia devono osservare le leggi del nostro ordinamento ed hanno l’onere di attivarsi ed uniformarsi alle relative normative.
La ragione giuridica di tale applicabilità è stata rinvenuta in:
– art. 34 D.Lgs. 231/01 che rinvia alle norme del codice di procedura penale;
– art. 36 D.Lgs. 231/01 che radica la competenza a decidere l’illecito 231 in capo al Giudice competente per il reato presupposto.

In tale contesto si colloca la recentissima pronuncia della Corte di Cassazione, Sez. VI penale, n. 11442 depositata il 17.3.2016.

In essa la Suprema Corte ritiene che, ai fini dell’applicabilità del D.Lgs. 231/01, il reato presupposto debba considerarsi commesso in Italia anche nel caso in cui nel territorio italiano si verifichi la sola “ideazione” dello stesso.

I Giudici di merito hanno accertato che l’amministrazione della società olandese… avveniva infatti nella sede di San Donato Milanese della società italiana, dove venivano adottate tutte le decisioni strategiche ed organizzative.
E’ principio consolidato che, ai fini della punibilità dei reati commessi in parte all’estero, è sufficiente che nel territorio dello Stato si sia verificato anche solo un frammento della condotta, che, seppur privo dei requisiti di idoneità e di inequivocità richiesti per il tentativo, sia apprezzabile in modo tale da collegare la parte della condotta realizzata in Italia a quella realizzata in territorio estero…. A tal fine è stata ritenuta sufficiente l’essersi verificata in Italia anche la sola ideazione del delitto, quantunque la restante condotta sia stata attuata all’estero…

Di particolare interesse è anche quanto la Suprema Corte afferma, laddove esclude che, per i fatti commessi in parte in Italia, la definizione dei processi penali avviati all’estero contro la società precludano la rinnovazione del giudizio in Italia per i medesimi fatti.

Si legge in sentenza:

Gli accordi raggiunti in Nigeria e negli Stati Uniti d’America per la definizione dei processi penali avviati in tali Stati non precludono la rinnovazione del giudizio in Italia per i medesimi fatti.
In relazione a questi Paesi non vige infatti alcun obbligo pattizio che impedisca l’esercizio della giurisdizione italiana.
Tale obbligo non sussiste non solo per il perseguimento degli illeciti previsti dal D.Lgs. n. 231 del 2001, ma neppure in relazione ai reati ad essi connessi.
E’ principio consolidato nella giurisprudenza sia costituzionale che di legittimità (tra le tante, Corte cost. 58 del 1997; Sez. 2, n. 40553 del 21/05/2013, Tropeano, Rv. 256469) che il ne bis in idem internazionale in materia penale non costituisca principio o consuetudine di diritto internazionale, sicchè deve trovare la sua fonte esclusivamente in un obbligo pattizio.
Le convenzioni citate dalla ricorrente (Convenzione Ocse sulla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri e Convenzione ONU contro la corruzione) prevedono soltanto meccanismi procedurali volti ad evitare che, in relazione allo stesso fatto, vengano avviati, dinanzi a diverse autorità nazionali, paralleli procedimenti penali. Tali meccanismi si esauriscono nella consultazione reciproca degli Stati al fine di stabilire quale tra le giurisdizioni concorrenti sia la più “idonea” ad esercitare l’azione penale. E’ significativo che l’art. 42, par. 6, della Convenzione ONU, precisi a tal riguardo che “fatte salve le norme di diritto internazionale generale, la presente Convenzione non esclude l’esercizio di ogni competenza penale stabilita da uno Stato Parte conformemente al proprio diritto interno”, con ciò ribadendo che, al di là della consultazione, non sussistono ulteriori conseguenze discendenti dalla Convenzione stessa.

Nel ratificare tali convenzioni, in ogni caso, l’Italia non ha ritenuto di introdurre norme volta a precludere in via generale il rinnovamento del giudizio per gli stessi fatti.

Nel D.Lgs. n. 231 del 2001, si è soltanto previsto, in relazione alla responsabilità degli enti, di apporre uno sbarramento alla perseguibilità dell’illecito commesso dall’ente nei casi in cui nei suoi confronti già proceda lo Stato del luogo in cui è stato commesso il fatto. Come prevede, l’art. 4 D.Lgs. cit. tale sbarramento opera in relazione ai soli “reati commessi all’estero”.
Ipotesi nella specie, non ricorrente per quanto in precedenza affermato.”

Cliccare qui per visualizzare la sentenza, come pubblicata sul sito della Corte di Cassazione.

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L’Avv. Anna Di Lorenzo sarà relatrice nel Seminario di specializzazione organizzato da Euroconference dal titolo “Modello 231 e Sicurezza sul Lavoro”.

PROGRAMMA

I soggetti della sicurezza
•   I soggetti della sicurezza
•   Il Datore di Lavoro: sviluppi giurisprudenziali
•   La delega di funzioni e poteri (art. 16 D.Lgs 81/08)
•   Utilità del Modello 231 per il Datore di Lavoro delegante
•   Individuazione dei soggetti in base alle mansioni di fatto

I diversi compiti “normativi” dei soggetti della sicurezza

Rapporti tra Modello 231 e DVR

Tecniche di analisi del rischio reato presupposto
•   Modalità operative per l’impostazione dell’analisi
•   Come reperire le informazioni (documenti, interviste, check list)
•   Individuazione ed analisi dei processi sensibili “sicurezza sul lavoro”

Protocolli specifici del Modello 231
•   Le indicazioni dell’art. 30 D.Lgs. 81/08
•   Standard minimi per le PMI (D.M. 13.2.2014)
•   Individuazione dei soggetti coinvolti e contenuti
•   Tecniche di redazione dei protocolli di prevenzione
•   Previsione di flussi informativi verso l’Organismo di Vigilanza
•   I sistemi di gestione, criteri di utilizzabilità

L’O.d.V.
•   Composizione dell’O.d.V.
•   Oggetto dell’attività di vigilanza
•   Rapporti tra O.d.V. e RSPP

SEDI E DATE

Bologna   AC Hotel 7 giugno 2016
Milano   Hotel Michelangelo 22 giugno 2016

Per ulteriori informazioni cliccare qui.

1550

L’Avv. Alberto Tenca sarà relatore nel Seminario di specializzazione organizzato da Euroconference dal titolo “Procedimento penale per la Responsabilità Amministrativa degli Enti”.

PROGRAMMA

La fase di indagini preliminari
•   Prescrizione e decadenza in relazione all’illecito 231
•   L’illecito commesso all’estero e quello commesso in Italia da Enti esteri
•   Reati associativi quali veicolo della responsabilità 231 in relazione a reati non presupposto: posizioni giurisprudenziali a confronto
•   Rappresentanza e costituzione dell’Ente tra incompatibilità normative e diritto di difesa
•   Le misure cautelari: requisiti per la concessione e difesa dell’Ente
•   Sequestro probatorio e conservativo

Il processo
•   La costituzione di parte civile dell’Ente e nei confronti dell’Ente: i contrasti giurisprudenziali
•   Compatibilità delle posizioni di Ente sottoposto a processo e di Responsabile civile per il fatto dell’imputato
•   Strategie e tecniche difensive
–   La difesa sul fatto reato presupposto e sull’illecito amministrativo di- pendente da reato
–   Il Modello come essenziale strumento di difesa
–   La prova dell’elusione fraudolenta del Modello
–   La prova dell’esistenza ed operatività dell’OdV
•   Il contenimento delle sanzioni
–   L’ottenimento di “attenuanti”
–   Come  impedire  sanzioni  interdittive  od  ottenerne  la  conversione  in sanzioni pecuniarie
•   Procedimento 231 e procedure concorsuali
–   Giudizio a carico dell’Ente fallito
–   Legittimità del sequestro 231 in pendenza di procedure concorsuali

SEDI E DATE

Bologna   ZanHotel Europa 1 aprile 2016
Milano   Hotel Michelangelo 15 aprile 2016
Roma   Centro Congressi Cavour 17 giugno 2016
Verona   DB Hotel 20 maggio 2016

 

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Gli Avv.ti Anna Di Lorenzo ed Alberto Tenca saranno relatori nel Seminario di specializzazione organizzato da Euroconference dal titolo “Modello 231”.

PROGRAMMA
INQUADRAMENTO DELLA NORMATIVA 231/01
Elementi essenziali della responsabilità utili per la redazione del modello

•   Criteri soggettivi e oggettivi d’imputazione della responsabilità
•   Interesse o vantaggio per l’Ente
•   Reati presupposto e recenti novità
•   Il ruolo del Modello nella difesa dell’Ente
•   Altre utilità del Modello 231REDAZIONE DEL MODELLO 231
Tecniche di analisi e valutazione dei rischi reato presupposto 

•   Informazioni da acquisire per lo svolgimento dell’analisi
–   tipo di società e sistema di amministrazione
–   verifica delle deleghe organiche e di funzioni
–   valutazione delle mansioni di fatto
–   descrizione processi e modalità operative
•   Modalità di acquisizione delle informazioni
•   Individuazione ed analisi dei processi sensibili
•   Impostazione della mappatura del rischio reato
•   Discussione critica delle diverse tecniche di valutazione del rischio

I protocolli di prevenzione: caratteristiche e suggerimenti operativi di redazione 
•   Tecniche di redazione dei protocolli di prevenzione
•   Contenuti essenziali
•   Previsione di flussi informativi verso l’Organismo di Vigilanza
•   Le  procedure  dei  sistemi  di  certificazione  in  rapporto  ai  protocolli  del Modello

Protocolli specifici per la prevenzione
•   Impostazione dei protocolli secondo le indicazioni dell’art. 30 D.Lgs. 81/08 e DM 13.2.14
•   La prevenzione dell’autoriciclaggio: questioni discusse e possibili soluzioni
•   Protocolli per la gestione di acquisti e vendite finalizzati alla prevenzione di diverse fattispecie di reato
•   Disamina di misure di prevenzione in materia ambientale
•   Discussione in merito alle modalità di prevenzione di ulteriori fattispecie reato d’interesse
•   Come dare piena operatività al Modello
•   Individuazione e nomina dell’OdV
•   Impostazione dell’attività informativa e formativa
•   Come  strutturare  un  sistema  disciplinare  “legittimamente  applicabile”: diversificazione per soggetti

Rapporto tra Modello 231, Piani Anticorruzione e Programmi per la Trasparenza

AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231
Attività e accorgimenti da adottare

•   Monitoraggio continuo del Modello
•   Aggiornamento del Modello: cause, fasi e soggetti coinvolti
•   Aggiornamento dell’analisi e della valutazione del rischio
•   Aggiornamento del Sistema di prevenzione

PRATICA PROFESSIONALE
Durante il corso verranno presi in esame casi pratici per concretizzare, tramite esempi, fac-simili e modelli, i passaggi “chiave” illustrati in aula

SEDI E DATE

Bologna   ZanHotel Europa 30 giugno e 1 luglio 2016
Milano   Hotel Michelangelo 14 e 15 aprile 2016
Roma   Centro Congressi Cavour 16 e 17 giugno 2016
Verona   DB Hotel 19 e 20 maggio 2016

 

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